Monday, February 6, 2006

Le Vatican prend parti contre les caricatures

Le Vatican prend parti contre les caricatures, and by so doing demonstrates that it sees a problem here only in the means (violence), rather than in the end (freedom of expression and opinion)! No, freedom of expression does NOT cease where respect for religious sentiments begins, as the Vatican and the Bushbaby Playpen would have us believe. We have the right (it might be argued the urgent need) to speak against religious sentiments in the hopes of reducing them in favor of thinking in this world.
That matters of TASTE (good, bad, objectionable) should be considered is something that the theocrats prefer not to mention. A discussion of good taste (and those original twelve caricatures were certainly not in good taste, though the follow-up reproduced here from Le Monde was in excellent taste) necessitates free expression, the ability to think, and no recourse to supposed matters of "belief".
(And any "religion" worth its salt doesn't care what I or anyone else says against it anyway: Disagreement being for any creed by definition false, any criticism or mockery of religious tenets or symbols should simply be shrugged off by the religious. Or do they actually doubt their smokey signals themselves?)
The link at the beginning is to the report about the church position in Le Figaro; what follows is the original "statement" it refers to from the Vatican:


Dichiarazione della Sala Stampa della Santa Sede
Libertà di offendere?
Per rispondere a varie richieste di precisazioni sulla posizione della Santa Sede di fronte a recenti rappresentazioni offensive dei sentimenti religiosi di singole persone o di intere comunità, la Sala Stampa della Santa Sede è in grado di dichiarare:
1) Il diritto alla libertà di pensiero e di espressione, sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti ell'Uomo, non può implicare il diritto di offendere il sentimento religioso dei credenti. Tale principio vale ovviamente in riferimento a qualsiasi religione.
2) La convivenza umana esige poi un clima di mutuo rispetto, per favorire la pace fra gli uomini e le Nazioni. Inoltre, talune forme di critica esasperata o di derisione degli altri denotano una mancanza di sensibilità umana e possono costituire in alcuni casi un'inammissibile provocazione. La lettura della storia insegna che non è con tale via che si sanano le ferite esistenti nella vita dei popoli.
3) Va però subito detto che le offese arrecate da una singola persona o da un organo di stampa non possono
essere imputate alle istituzioni pubbliche del relativo Paese, le cui Autorità potranno e dovranno, eventualmente, intervenire secondo i principi consentiti dalla legislazione nazionale. Azioni violente di protesta sono, pertanto, parimenti deplorabili. Per reagire ad un'offesa, non si può, infatti, venir meno al vero spirito di ogni religione. L'intolleranza reale o verbale, da qualsiasi parte venga, come azione o come reazione, costituisce poi sempre una seria minaccia alla pace.
Dal Vaticano, 4 febbraio 2006

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